Rassegna cinematografica in collaborazione con CSC, Centro Sperimentale di Cinematografia,

Sede Sicilia

 

Gibellina,

Auditorium del Museo Civico d’arte contemporanea “Ludovico Corrao”

11, 12 e 13 dicembre 2013

 

Gibellina,

Museo delle Trame Mediterranee

dal 5 giugno all’11 luglio 2014

 

 

5 e 6 / 6 ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Alberto Burri, la vita nell’arte (45’)

di Davide Gambino e Dario Guarneri.

Alberto Burri maturò con la Sicilia un rapporto profondo e duraturo nell’ultima fase della sua vita, quando ebbe l’intuizione di dedicare un grande mausoleo in memoria delle vittime del terremoto del Belice (1968) ricoprendo i resti di Gibellina vecchia, andata completamente distrutta, con un gigantesco Cretto in cemento bianco. Il Grande Cretto è ancora oggi la più grande opera d’arte ambientale al mondo. La vita di Burri viene ricostruita sulla falsariga di questa straordinaria impresa, grazie alla testimonianza di chi lo conobbe bene, come Jannis Kounellis e Maurizio Calvesi, che ne tratteggiano – tra gli altri – un ritratto intimo e inedito.

 

 

5 e 6 / 6 ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Himera_Christian Rainer (12’)

di Chiara Andrich e Valentina Pellitteri

Dallo sguardo eclettico dell’artista Christian Rainer, l’area archeologica di Himera – nella difficile e maltrattata zona industriale di Termini Imerese – prende vita trasformandosi in un set per una performance gestuale e intimista; attraverso un rapporto empatico e ancestrale con gli antichi resti di templi, strade e abitazioni, immersi in una natura che ciclicamente li nega alla vista, il lavoro riflette sui temi della memoria storica, della nascita e della morte, quali componenti intrinseche al lavoro dell’archeologo e al suo decifrare una civiltà dai frammenti erratici che ne rimangono.

 

 

10 / 6 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

La fine che non ho fatto (1h 05’)

di Federico Savonitto e Ruben Monterosso

Un viaggio nella vita, negli affetti e nel lascito artistico di Nino Gennaro, drammaturgo corleonese scomparso di AIDS nel 1995, vissuto a Palermo per tutta la giovinezza e fondatore del moderno teatro sperimentale siciliano con il celebre laboratorio “teatro madre”

 

 

11 / 6 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Perfino la felicità (60’)

di Chiara Andrich

“Perfino la felicità” è un film documentario sulla ricerca musicale del compositore e musicista sperimentale Dario Buccino.

La sua musica si basa sul Sistema HN, sistema “corpocentrico” di tecniche esecutive, da lui stesso elaborato. Dal 1997 Buccino ha esteso l’applicazione di questo sistema alle lamiere d’acciaio. Questo strumento infatti permette infatti di “suonare con l’interezza del corpo, oltre che con tutte le sue parti, attraverso convulsioni, contorcimenti, distensioni, scuotimenti, abbandono, immobilità del corpo intero.” La lamiera genera infatti un suono che ha una espansione enorme e che dipende dall’azione fisica del musicista che la “suona”.

Dario Buccino si è trasferito a Palermo nel 2011 per formare alcuni allievi attraverso un workshop per lamiera d’acciaio. Il gruppo, formato da Davide Gambino, Enrica Di Gangi, Marcella Giuffrè, Gilmo Sorrentino, Florinda Pecoraro, Alessandra Pipitone e Marco Crescimanno, lavora sulle partiture “corpocentriche” di Dario, partiture basate sull’interpretazione emotiva del suono, attraverso un percorso di crescita personale.

Il documentario segue il percorso artistico ed esistenziale di Dario Buccino, alternando i momenti della solitudine del momento compositivo, a quelli della condivisione delle proprie tecniche con i suoi interpreti, fino alla ritualità del concerto. Un diario intimo che svela la genesi di un pensiero musicale molto complesso sia attraverso la voce e la musica di Dario Buccino, ma anche attraverso l’esplorazione delle sue attività quotidiane, il rapporto “solistico” con lo strumento e la relazione con i propri allievi.

 

 

 

13 / 6 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Terra del ritorno (60’)

di Valentina Pellitteri

L’idea di questo film documentario è quella di compiere una riflessione estetica ed esistenziale sul paesaggio attraverso l’esperienza artistica del fotografo Giovanni Chiaramonte. Nel racconto di questa sua esperienza, che è esperienza di vita di chi ha diviso la propria esistenza tra il nord e il sud, la Sicilia, intesa come metonimia del mondo, diventa implicitamente protagonista del film. Chiaramonte nasce a Varese nel 1948, da genitori di Gela, si trasferisce a Milano e dal 1967 si dedica e studia fotografia fondando la propria visione sulla concezione della realtà come dramma della forma. Il suo interesse principale è infatti proprio l’intreccio tra forma dei luoghi e destino degli uomini. La Sicilia per C. è punto di partenza ma anche un punto di ritorno: “Isola di luce e terra di tenebra, isola dove si resta perennemente tentati dalla fuga, è un universo nel quale lo struggimento del mancato ritorno segna l’estremo di una scala tonale.” Questo film vuole parlare della Sicilia come paesaggio possibile e impossibile attraverso il rapporto del suo territorio, e non solo, con gli SGUARDI costituitivi del film: quello esplicito del maestro fotografo, e quello implicito della regista Valentina Pellitteri interessata nel suo percorso formativo al rapporto tra cinema e altri linguaggi delle arti visive e performative. La fotografia rappresenta la fine e l’inizio al tempo stesso di un intervallo sospeso. Il mezzo cinematografico qui rappresenta il tempo di questo atto: riesce ad espandersi attraverso il movimento in ciò che è racchiuso nello spazio della stessa foto e sconfinare; cerca semplicemente attraverso il ritmo del montaggio di mettere in relazione tra loro gli scatti; e infine raccontare tutto ciò che nella pratica della fotografia si riferisce al rituale della fotografia, al tempo dell’azione e dell’incontro dell’uomo coi luoghi. Un film intensamente legato ai temi del percorso umano dell’artista e alle sue riflessioni sul rappresentare.

 

 

14 / 6 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Pietra Pesante (55’)

di Davide Gambino, Lorenzo Reina

Lorenzo Reina, imprenditore agricolo e scultore tra i più apprezzati in Italia, ha trasformato negli anni la sua immensa fattoria a Santo Stefano di Quisquina – nello straordinario scenario dei Monti Sicani, nell’Agrigentino – in una atelier d’arte dove le millenarie tradizioni contadine convivono con una interpretazione originale e drammatica del fluire della vita e della lenta e inesorabile trasformazione del corpo. Le installazioni ambientali e le grandi sculture in pietra di Reina fanno parte integrante del flusso della vita quotidiana nelle campagne – oggi moderna e organizzata – come opere d’arte sempre in atto nel palcoscenico della natura.

 

 

20 / 6 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Chifteli (50’)

di Dario Guarneri

Un ritratto ravvicinato e commovente dei fratelli Mancuso, musicisti siciliani, polistrumentisti e specializzati nel recupero del canto popolare tonale e nel riutilizzo di antichi strumenti oggi dimenticati. Molto noti e apprezzati all’estero, amati da Peter Gabriel e da lui coinvolti nel festival Womad, in Italia sono pressoché ignorati dalla maggior parte della critica e del pubblico.

 

 

3 / 7 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Ignazio Buttitta, pueta in piazza (35’)

di Andrea Mura e Bernardo Giannone

Ignazio Buttita, celebre poeta popolare nativo di Bagheria e tra i fondatori del Partito Comunista Italiano nel dopoguerra, è ancora oggi una figura di spicco tra i giovani siciliani, per l’immediatezza e la freschezza del suo linguaggio e la forza delle idee che lo accompagnano.

 

 

6 / 7 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Gioco a nascondere (32’)

di Valentina Pellitteri e Giorgia Sciabbica.

La forza evocativa delle liriche di Lucio Piccolo è ancora oggi percepibile nella villa di famiglia di Capo d’Orlando, diventata fondazione culturale negli anni ’80. Uno dei rari ritratti del grande poeta, musicista e intellettuale siciliano, scoperto per puro caso da Montale all’inizio degli anni ’60.

 

 

11 / 7 _ ore 18.00 _ Museo Trame Mediterranee

Rabito, Vincenzo (35’)

di Daniele Fabrizi e Giuliano La Franca

L’incredibile vicenda umana e creativa di Vincenzo Rabito, contadino analfabeta di Chiaramonte Gulfi, autore della ormai nota autobiografia scritta con una vecchia macchina da scrivere Olivetti Lettera 32, di nascosto dai familiari, sfidando ogni convenzione di stile, ortografia e tecnica scrittoria. Lo scritto, ritrovato dagli eredi, è stato pubblicato da Einaudi nel 2007 col titolo “terra matta” dopo un leggero lavoro di editing, lasciando intatta la potente violenza verbale originaria dell’autore.

 

 

Scarpa alla Kalsa (10’)

di Ruben Monterosso e Federico Savonitto

La vicenda della realizzazione del primo moderno museo d’arte antica in Italia, attraverso i contrasti e l’amicizia tra il giovane Carlo Scarpa, architetto chiave nell’Italia del dopoguerra, e il soprintendente di Palermo Giorgio Vigni, senese, collerico, instancabile lavoratore nella Palermo ancora ferita dai bombardamenti. La Galleria di Palazzo Abatellis sarà completata alla metà degli anni Cinquanta e ancora oggi resta una pietra miliare, nel mondo, per la concezione moderna, chiara e luminosa di uno spazio museale.

 

 

 

 

 

 

 

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