musiche di Ernst Reijseger per il cinema di Werner Herzog

violoncello Ernst Reijseger

piano Harmen Fraanje

voce, xalam e m’bira Mola Sylla

Cuncordu e Tenore de Orosei

voche e mesuvoche Piero Pala

voche Massimo Roych

contra Gian Nicola Appeddu

bassu Mario Siotto

voche Tonino Carta

Marsab Music management

Il cine-concerto Requiem for a dying planet propone l’esecuzione dal vivo delle colonne sonore, composte da Ernst Reijseger per due film di Werner Herzog: The wild blue yonder (L’Ignoto spazio profondo) e The white diamond (Il Diamante Bianco). Lo spettatore/ascoltatore assiste all’amalgama di elementi musicali geograficamente lontani, che nella prospettiva nuova della loro unione cancellano le distanze geografiche, ripercorrendo la strada a ritroso fino a lasciar trapelare la loro origine comune. Per fare esperienza del linguaggio di Herzog lasciarsi disorientare è consigliato. Si possono scoprire luoghi mai visti, soltanto lasciandosi guidare nella variazione dello sguardo in nuove prospettive. In fondo è questo il grande potere del cinema. La musica ha sempre avuto un ruolo centrale nell’arte di Werner Herzog. Non è mai stata un’aggiunta ma sempre parte integrante di ogni sua creazione, ma nei suoi più recenti film, Herzog la usa per un passo ulteriore: “Voglio usare l’immaginazione ed il suono in un modo che non avete mai incontrato prima” così scrive all’inizio della produzione del suo ultimo film The Wild Blue Yonder, in cui alcuni spettacolari filmati della Nasa si fondono con riprese degli abissi sotto la calotta antartica, in un meccanismo di sospensione sempre magico e conturbante. Altrettanto si può dire del precedente The White Diamond girato da Herzog aggregandosi alla spedizione di un ingegnere inglese che a bordo un aerostato si accinge a sorvolare le gigantesche cascate Kaieteur in Guyana.

Il concerto vuole ricreare dal vivo la magica atmosfera dei film. Le musiche sono eseguite da un ensemble ugualmente strabiliante, in cui si miscelano il violoncello dell’olandese Ernst Reijseger (compositore di tutto il materiale), la voce del senegalese Mola Sylla, il piano di Harmen Fraanje e le polifonie del gruppo Tenore e Concordu di Orosei, cinque cantanti tradizionali sardi. L’effetto finale è quello di una trance fuori dal tempo e dallo spazio, l’intreccio virtuoso e ipnotico di ingredienti per un’audace coesione tra nord e sud del mondo, tra il jazz d’avanguardia e il patrimonio delle radici più lontane, per un risultato che lascia esterrefatti. La maggior parte dei pezzi di questo album sono state influenzate da composizioni originariamente scritte per riti religiosi, per ringraziare un potere divino, per parlare della tragedia e del senso di colpa degli esseri umani nella loro fede in Dio. Ma questa musica religiosa non resta senza un commento. Ernst Reijseger la sa adattare a nuovi suoni, ritmi e testi, per farne un Requiem, ma non di morte, bensì una musica dedicata a questo meraviglioso pianeta e alla bellezza della vita che potrebbe essere celeste se non esistessero le religioni.

 

Cuncordu e tenore de Orosei è tra i migliori interpreti nel vasto panorama delle musiche vocali sarde. Oltre che che la loro eccezionale bravura, anche per la peculiarità del loro repertorio, che abbraccia entrambe le forme della tradizione vocale di Orosei: quella del canto sacro, tipica delle confraternite religiose, e quella profana del canto a tenore. Questa combinazione fa del Cuncordu e Tenore de Orosei, i custodi fedeli all’eredità musicale ricevuta dai cantori anziani, eseguono nelle due particolari modalità a Tenore e a Cuncordu, i Gotzos (canti della Passione di Cristo), i balli tradizionali, le serenate d’amore e tutto il repertorio canoro sacro e profano del loro paese (Orosei e l’unico paese in Sardegna dove le due modalità di canto non hanno conosciuto interruzioni nel tempo). Il gruppo è da sempre disposto all’indagine e all’incontro con altre espressioni musicali: al Konzerthaus di Berlino, con le voci Bulgare Angelitè e il RIAS Kammerchor di Berlino, con gli amici della piccola Repubblica di Tuva, gli Hu Hun Hurtu, o altre sperimentazioni con diversi musicisti quali Vittorio Montis, Riccardo Dapelo, Andrea Saba, e al progetto musicale Voyage en Sardigne con Enzo Favata e i magnifici musicisti che componevano l’orchestra. Rilevante anche il capolavoro ultimo in collaborazione con Paolo Fresu, il pianista olandese Diederick Wissels, il quartetto d’archi Alborada, il Cuncordu di Castelsardo ed il Cuncordu di Santu Lussurgiu, concerto musicale di alta suggestione.

Il loro ultimo progetto Voix Nomades, in collaborazione con dei cantanti mongoli, è stato presentato al Festival des Musiques Sacrées di Fez, in Marocco.

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